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Ci sono opere d’arte iconiche che sono entrate nel nostro immaginario collettivo, come gli angioletti di Raffaello oggi allo Zwinger a Dresda, la ripetizione seriale del volto di Marilyn Monroe di Warhol al Powers Art Center in Colorado oppure il Bacio di Klimt al Belvedere a Vienna.

L’atmosfera sospesa e rarefatta del Bacio mi ha sempre incantata e rapita. Lo sfondo dorato ed astratto, i rettangoli neri e spigolosi della tunica dell’innamorato, le forme circolari colorate di lei, le mani scure di lui, quelle diafane di lei, si bilanciano e fondono perfettamente. Sotto agli innamorati un campo fiorito che è limitato da uno sfondo dorato che avvolge ed unisce la coppia.

Gustav Klimt, nato ne 1862 in un sobborgo di Vienna,  da padre orefice e madre amante della musica lirica, era cresciuto, come i fratelli, sensibile all’arte ed alle arti e venticinquenne si era affermato a Vienna a seguito dell’esecuzione di una serie di commissioni come il cortile del Kunsthistorisches Museum, il Palazzo Sturany, il Burgtheater.

A Venezia possiamo ammirare a Ca’ Pesaro il capolavoro del 1909 di Klimt, la Giuditta ed Oloferne II che faceva parte di una delle 22 opere della sua esposizione personale alla IX Esposizione Internazionale d’Arte nel 1910 nel famoso allestimento di Wimmer (la sua seconda partecipazione alla Biennale, dopo quella del 1899 con cui opere, quando Klimt era passato inosservato).

Sala di Ca' Pesaro con Giuditta II di Gustav Klimt

Sala di Ca’ Pesaro con Giuditta II di Gustav Klimt

GIUDITTA

Iniziamo dal soggetto. Il tema biblico di Giuditta è tratto dal Libro di Giuditta ed accolto dal mondo cattolico e ortodosso, considerato apocrifo da quello ebraico e protestante. Al tempo del re Naducodonosor il suo generale assiro Oloferne assedia la città di Betulia. Giuditta, ricca vedova da oltre 3 anni, non accetta tale sudditanza e con la scusa di rendere omaggio al generale riesci a farsi invitare a palazzo e nel momento dell’incontro a due, con la sua stessa scimitarra Giuditta riesce con due colpi ad decapitarlo.

dettagli della bellissima testa di Giuditta II

dettagli della bellissima testa di Giuditta II

PERIODO DORATO

Klimt aveva già dipinto una Giuditta nel 1902 la Giuditta I (84 x 42), oggi al Belvedere di Vienna.
Quest’opera rappresenta l’inizio nel 1902 del ‘periodo dorato’. Klimt, incantato dal fulgore dell’oro dei mosaici ravennati, inizia un uso importante di oro, in foglia d’oro o carta, opaco e/o brillante. Domina il linearismo, domina la linea sinuosa, domina il decorativismo astratto.

Il formato è un chiaro omaggio all’arte orientale al kakemono.

Giuditta II di Gustav Klimt a Ca' Pesaro a Venezia

Giuditta II di Gustav Klimt a Ca’ Pesaro a Venezia

GIUDITTA II

Pur appartenendo al periodo dorato di Klimt, la Giuditta II (178 x 46) in realtà lo conclude, vista la presenza di nuovi elementi che porteranno alla fase matura di Klimt come la cromia più scura nello sfondo rosso arancio e nella bisaccia scura con la testa di Oloferne.

Se nella prima versione la figura femminile è rappresentata frontale, qui Giuditta viene dipinta di lato, sembra incedere, sembra ballare, le mani nervose agguantano i capelli di Oloferne.

dettaglio delle mani nervose di Giuditta con cornice

dettaglio delle mani nervose di Giuditta con cornice

dettaglio delle mani nervose di Giuditta

dettaglio delle mani nervose di Giuditta

Molte sono le forme ed i colori, le spirali dello sfondo, i cerchi della collana, i gioielli dei bracciali, i triangoli del suo abito.

dettaglio della collana di Giuditta

dettaglio della collana di Giuditta

La cornice in legno ed oro zecchino è anch’essa opera di Klimt, consta di due fasce verticali, bombate verso l’interno e tagliate in alto e in basso. Ciascuna fascia è formata da 2 tavole sovrapposto ed incollate. Le tavole non sono state incollate a taglio opposto e questo ha creato, in aggiunta alla non buona qualità di legno scelto, un imbarcamento ed uno svergolamento per non parlare di attacchi da parte di insetti xilofagi.
Dopo una serie di interventi palliativi per ridurre l’imbarcatura e la sua sostituzione con una copia, la cornice è stata collocata nel 2006 in una struttura meccanica di tensionamento, a basso impatto estetico, per recuperare la planarità.

Volete sapere di più dei dettagli, della cornice, delle versioni per es. di Artemisia (con la presenza della nutrice, dell’ancella) e di Caravaggio (con il sangue che schizza sul lenzuolo bianco)?

Vi aspetto!
La Galleria internazione di Arte Moderna a Ca’ Pesaro offre una panoramica di arte europea dei primi 50 anni del secolo scorso con molti altri importanti acquisti da parte del Comune delle prime Biennali.

Fiona Giusto
www.venicetours.it

 

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